6 settembre 2012

SOU FUJIMOTO_PRIMITIVE FUTURE (N HOUSE)

Progetto non realizzato, 2001


Quest’intera costruzione è composta da strati di piastrelle separate una dall’altra da 350 mm. Sedie, tavoli, pavimento, tetto, scaffalature, luce, struttura, giardino, ogni cosa è ordinata attorno alla misura di 350 mm, un riferimento alle misure relative al corpo umano e al suo relazionarsi con lo spazio attorno: l’altezza di 350 mm per una sedia, due volte (700 mm) per un tavolo, mezza (175 mm) per i gradini della scala.
Questo spazio, dalle caratteristiche eterogenee, si presenta come una successione di diversi livelli: 350 mm diviene così la misura per la realizzazione di una nuova architettura che si relaziona al corpo umano.
Gli occupanti di questi spazi si troveranno quindi ad assegnare una diversa funzione ai differenti livelli a seconda delle loro esigenze, creando così una configurazione spaziale- funzionale che diventerà la loro casa.
L’intento non è quello di realizzare una macchina per abitare, ma di creare un ambiente nel quale vivere: si tratta di uno spazio primitivo, una casa in cui l’uomo è spinto a cercare di fare qualcosa, di sperimentare, così come, in effetti, è sempre stata la “natura” umana.
Schema di distribuzione

Foto del modello_ Biennale di architettura Venezia 2010

Foto del modello_ Biennale di architettura Venezia 2010

Bibliografia

  • Suzuki Akira, Terada Mariko, Archilab Japan 2006, Hyx Publisher, 2006, pp.110-115
  • Primitive future alla Biennale di Venezia del 2010 qui
  • Intervista a Sou Fujimoto qui

1 settembre 2012

TOYO ITO_T- HOUSE

Tokyo, 2000


La casa, localizzata nel quartiere di Setagaya a Tokyo, è destinata a una coppia e al loro figlio maggiore. Nonostante occupi una zona densamente abitata, il sito gode di una piacevole vista sull’ampio giardino della residenza a lato. Verso questo giardino, cioè verso l’interno del lotto, si affacciano la stanza dei genitori e il soggiorno al piano superiore.
I committenti, titolari di uno studio di grafica, desideravano una casa in cui non esistesse alcuna separazione tra gli spazi per la vita privata e quelli destinati al lavoro. Le funzioni richieste sono ospitate in un parallelepipedo di due piani: gli ambienti si sviluppano intorno a una hall d’ingresso a doppia altezza, illuminata da ampie vetrate, che si estendono dal pavimento al soffitto. L’ingresso si trova quasi al centro di uno dei lati lunghi della pianta rettangolare e si raggiunge lungo un sentiero che corre a nord della facciata principale.
Al piano terra si trovano le due stanze da letto, i servizi e il garage, mentre al piano superiore il soggiorno-pranzo e l’atelier di grafica. A questo livello i progettisti hanno voluto creare uno spazio unico, che può essere diviso mediante pannelli scorrevoli vetrati. Questa tecnica, derivante dall’architettura tradizionale giap giapponese, consente di variare la qualità e la dimensione degli spazi e dona agli ambienti una luce calda e diffusa.
L’atelier è situato nella zona della casa rivolta verso la strada da cui è isolato visivamente attraverso una vetrata opalina che risolve il fronte su strada e permette allo studio di ricevere luce sufficiente: solo una piccola finestra consente l’aereazione e la vista sull’intorno.
Per quanto concerne i materiali, la struttura portante è eseguita in cemento armato, le pareti interne sono intonacate, i pannelli divisori realizzati in legno e in vetro, i pavimenti in quercia giapponese e i soffitti in legno compensato.



Pianta del quartiere

Pianta piano terra

Pianta piano primo

Sezione 

Sezione

Prospetto laterale visto dalla strada






Bibliografia


  • Maffei, Andrea, a cura di, Le opere i progetti gli scritti Toyo Ito, Electa, Milano, 2001
  • Longobardi, Giovanni, a cura di, Toyo Ito, antologia di testi su l’architettura evanescente, Edizioni Kappa, Roma, 2003
  • Il progetto sul sito ufficiale di Toyo Ito qui
  • Un interessante trattato sulla T- house qui